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Notizie storiche

Per tutto l'VIII secolo fu sede di uno Sculdascio, ufficiale e giudice, figura importante nell'ordinamento militare longobardo. Dopo la signoria feudale dei successori di Lodulfo, il luogo fu dimora del Conte Bernardo di Rovescala, discendente della potentissima famiglia diramata dei Conti Paladini di Lomello.

II Conte Bernardo ebbe tale dominio come dote e regalo di nozze da Rodlenda, figlia del Re Ugo. Fu poi accusato di tradimento per avere aiutato il Marchese d'Ivrea, Arduino, nella sua ribellione all'imperatore Ottone II. Bernardo, nel 976, potè dimostrare la sua innocenza ma in segno di sottomissione dovette cedere la metà dei suoi possedimenti, tra cui anche il paese di Vidigulfo, alla chiesa della SS. Trinità di Pavia da lui fondata nel 956. Nel 1113 un nipote di Bernardo, Ubaldo figura come patrono di Vidigulfo, con il titolo di "Comte ed Advocatus".

Per l'altra metà di Vidigulfo nella successione della Signoria, figura prima un Uberto (qui dicitur Genserani), pavese, poi per acquisto, un Oprando, prete di Torriago (Turago); in seguito, nel 1122 per nuovo acquisto, un Alberto de Landriano, chierico, e loanne Mantegatius (Giovanni Mantegazza), nobili milanesi.

A questi beni, acquistati da Alberto Landriani e Giovanni Mantegazza, erano unite le cappelle di S. Biagio e S. Staricio (Arrigo o Enrico), metà del castello, la corte, i diritti feudali di Vidigulfo ed altri beni in quel di Mandrino (Bascapè 1926).

Ancora il 9 aprile 1131, i Conti Balbo e Guglielmo di Rovescala ricevettero alcuni beni in Vidigulfo, presso la chiesa di S. Biagio (Prope Ecclesia S. Blaxi) che già in passato erano stati dati in feudo ad altri dai conti della stessa famiglia. Oltre a questi passaggi di proprietà, Vidigulfo, essendo territorio di confine e dotato di un castello fortificato con torre, dovette subire il peso delle aspre rivalità tra Milano e Pavia.

Il nome Vidigulfo
L'antico Vicus Lodulfi, villaggio di Lodulfo, il cui nome gentilizio e longobardo è menzionato in diversi atti dei secoli VIII e IX, seguito dalla qualifica di "Corte Reale", venne nei diplomi dell'imperatore Ottone IV chiamato anche Vidogulfi e Videgulfi. Nel secolo XV ebbe una seconda denominazione, quella di Castelborgo.

Lo stemma comunale
Con decreto in data 6 maggio 1940 viene concesso al comune di Vidigulfo la facoltà di usare uno stemma comunale: d'argento al mastio di fortezza d'azzurro, murato di nero, torricellato di tre, merlato alla ghibellina, aperto e finestrato del campo. Capo del littorio di rosso (porpora) al fascio littorio d'oro circondato da due rami di quercia e d'alloro annodati da un nastro dei colori nazionali.
II documento è convalidato dal sigillo reale e firmato da Vittorio Emanuele III re d'Italia. II 5 ottobre 1974 viene concesso al comune di Vidigulfo il seguente gonfalone: drappo d'azzurro riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma comunale con l'iscrizione centrata in argento "Comune di Vidigulfo".
Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati, l'asta verticale sarà ricoperta di velluto del colore del drappo con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati, dei colori nazionali frangiati d'argento.